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Se lo Stato è barbaro e suicida

Mons. Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, sul settimanale diocesano Verona fedele:

Mentre tutti i cittadini sono sviati e distratti nelle ferie o segnati da paura per il perdurare, anzi, per il rincrudimento del Covid-19 o concentrati nelle angosce per l’occupazione, le Commissioni parlamentari lavorano assiduamente per preparare al Governo decreti legge, non solo per quanto attiene la crisi sanitaria ed economica, ma anche in materia delicatissima come quella sul gender con l’arrogante tentativo di equiparare ogni forma di convivenza con la famiglia istituzione.

(…)

Approvare la teoria del gender, non come puro rispetto per ogni persona, che un cristiano non esita mai ad assicurare, ma come alterazione della natura umana e dello stesso matrimonio; approvare l’aborto, fino a banalizzarlo come si sta propugnando, è indegno dell’essere cittadino di una società civile democratica. Ma sono entrambi del tutto assurdi, con accentuazione nei riguardi dell’aborto, per un cattolico. Chi sostiene queste posizioni non può dirsi cattolico. Si contraddice in terminis. Di conseguenza, se a un cattolico è lecito militare in qualsiasi partito costituzionale, mai gli è lecito tradire la sua coscienza di cattolico, illuminata dalla Parola di Dio, autenticamente interpretata dal Magistero, vera e certa.

Leggi l’intero articolo di mons. Zenti qui.

La salute delle donne e i rischi della Ru486

Una riflessione del prof. Giuseppe Noia sulla recente decisione italiana sulla pillola abortiva:

La donna percepisce la presenza di un figlio fin da subito e questa percezione è indipendente dalle sue dimensioni in centimetri e in grammi; piuttosto è proporzionale alla “presenza” del figlio. La convinzione (errata) che la soppressione del piccolo embrione equivalga ad un piccolo trauma è scientificamente non vera, tanto che molte donne, dopo un aborto spontaneo al secondo mese di gravidanza, mi hanno detto: «Professore, a chi devo dire che sto soffrendo come se avessi perso un figlio di 1,70 m e 70 kg, invece di un embrione di 12 mm?».
L’aborto farmacologico cerca di silenziare la verità scientifica di questa relazione biologica, immunologica, ormonale e psicodinamica, che sin dal primo istante del concepimento, si crea tra l’embrione, ossia il figlio, e sua madre: per certa “scienza”, ormai datata e inconsapevole del “protagonismo biologico” dell’embrione, sembra che questa realtà sia irrilevante.

Leggi l’intera riflessione del prof. Giuseppe Noia a pag. 3 de L’Osservatore Romano del 20 agosto 2020.

Il vescovo Camisasca interviene sul tema dell’aborto

Di fronte alle notizie apparse in questi ultimi giorni in merito all’interruzione volontaria della gravidanza, cioè all’aborto, che verrebbe permesso con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana di gravidanza, esprimo la mia tristezza e la mia totale contrarietà, sulla base di molte considerazioni.
Desidero mettere in luce almeno le più importanti.
Purtroppo la depenalizzazione dell’aborto ha portato ad una cultura di morte in cui la decisione della donna di interrompere la gravidanza è sempre più banalizzata e presentata all’opinione pubblica come un qualunque intervento farmacologico. Tra un po’ non si parlerà più di aborto, perché esso sarà “invisibile”, non senza gravi conseguenze per la mamma e per la società.
La donna viene sempre più lasciata sola di fronte alla drammatica decisione se rinunciare o meno al proprio bambino. Alla luce dei nuovi regolamenti, viene lasciata sola anche nelle ore oltremodo pesanti in cui devono agire i farmaci assunti per fermare la gestazione e provocare l’espulsione. La donna sarà sola, a casa con il proprio dolore e le possibili conseguenze negative sulla sua salute.
La tristezza nasce in me soprattutto nel leggere alcune affermazioni di parlamentari riportate dai giornali, come ad esempio questa: “Una risposta civile e moderna, che spazza via ogni concezione medievale del ruolo delle donne”. Invece di scegliere la strada dell’aiuto alla maternità, in una situazione di declino demografico che sta mettendo una seria ipoteca sul futuro del nostro Paese, si nasconde ipocritamente l’origine vera di questa decisione: gravare meno sulle strutture ospedaliere, anche a costo di pesanti conseguenze che il Consiglio Superiore della Sanità nelle sue Linee Guida del 2010 aveva riconosciuto come rischiose per la salute della donna.

+ Massimo Camisasca

vescovo di Reggio Emilia-Guastalla

(fonte: qui)

«Da omosessuale dico che il Pdl Zan è profondamente discriminatorio»

Un disegno di legge incredibilmente divisivo, che non piace nemmeno alle persone che dice di voler tutelare, come Giorgio Ponte, docente di lettere in un istituto professionale.

Il DDL Zan in sé, anche se non fosse concepito in maniera ambigua, come difatti è, senza definire in modo preciso il reato di omofobia, se anche fosse una legge che punisce gli atti di violenza fisica verso una persona omosessuale, sarebbe comunque discriminatorio perché creerebbe una categoria a parte, quella degli “omosessuali”, che in questo modo godrebbero di diritti supplementari rispetto a quelli di qualsiasi altro cittadino. Non si capisce perché la violenza commessa verso chiunque dovrebbe essere più grave, rispetto a quella verso altri, nel caso in cui si trattasse di una persona con attrazione per lo stesso sesso. Questo contravviene al principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.

Leggi l’intervista completa sul sito di ProVita & Famiglia.

Aborto farmacologico / Perché dire no alle nuove linee guida ministeriali

Il Movimento per la Vita Italiano e l’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI) valutano molto duramente le annunciate nuove linee guida ministeriali che estendono la possibilità di ricorrere all’aborto farmacologico mediante la pillola RU486 fino alla nona settimana di gravidanza, consentendo altresì alla donna di tornare al proprio domicilio mezz’ora dopo l’assunzione della stessa, esonerandola pertanto dal ricovero.
Qui il testo completo e scaricabile del comunicato che è a firma del presidente dell’AMCI Filippo Boscia e della presidente del MpV Marina Casini.

Nati per amare. Un libretto di educazione all’affettività

La famiglia è da sempre il luogo in cui si nasce; è da sempre il luogo in cui il bambino vive una ampiezza straordinaria di esperienze: lui, piccolo, in mezzo ai grandi, impara il dialogo tra generazioni; da padre e madre apprende la complementarietà dei sessi; in mezzo ai fratelli, più o meno coetanei, impara la convivenza con gli eguali. In una sola famiglia ci sono tutti i generi, tutte le età, tutti i ruoli. Non vi è scuola di vita, di virtù, di generosità, di relazioni migliore di questa. La famiglia è luogo di sacrificio, abnegazione, fatica… ma anche di gioia, serenità, forza, amore, solidità, fiducia…

Scarica l’opuscolo qui.

“Restiamo liberi! Una legge ambigua e pericolosa”

La legge è ambigua e pericolosa perché, con l’intento di sanzionare atti discriminatori verso soggetti che liberamente praticano scelte di vita e di orientamento sessuale, tende a privilegiare e a tutelare una certa visione della sessualità, che considera possibile e normale la dissociazione tra il sesso (maschile o femminile) e l’orientamento di genere che ognuno può assumere, in base alla percezione soggettiva di sé, non poche volte indotta e favorita dal vissuto personale, dall’ambiente sociale e culturale, o da una sottile e pervasiva ideologia che pensa la libertà come pura e continua “invenzione” e “sperimentazione” di sé. Si prospetta anche l’istituzione di una “Giornata contro l’omotransfobia” che facilmente diventerà occasione per diffondere, soprattutto nelle scuole, questa visione che tende a essere dolcemente imposta come pensiero unico, a cui tutti devono sottostare; ci sono già esempi di prassi che tendono a utilizzare in questo senso l’educazione sessuale nelle scuole o interventi sui temi dell’omofobia e omotransfobia, spesso affidati, in modo esclusivo, a esponenti del mondo e delle associazioni LGBT.

Leggi l’editoriale di Mons. Corrado Sanguineti, Vescovo di Pavia, sul numero de “il Ticino” del 17 luglio 2020.

È morta Birthe Lejeune

È morta oggi a 92 anni Birthe Lejeune, moglie del genetista Jérôme, scopritore della causa della Sindrome di Down, proclamato Servo di Dio dalla Chiesa Cattolica. I coniugi Lejeune furono tra i pionieri dei movimenti per la vita in Europa contro l’aborto e ogni forma di eugenetica.

Le parole di un vescovo sull’aborto: «Anche questa è una pandemia»

«Per quanto tempo durerà ancora la pandemia del Coronavirus non c’è dato sapere e neppure per quanti giorni ancora dovremo ascoltare il bollettino dei decessi, dei contagiati e dei guariti. Che cosa succederebbe se si facesse altrettanto per gli oltre sei milioni di aborti legalizzati in tutto il mondo? Anche questa è una pandemia che uccide la coscienza di chi lo compie e quella dei governanti che legiferando intendono azzerare l’orrore dell’assassinio».

(Mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-Sanremo. Leggi qui la sua intera riflessione)